In questi giorni la città di Reggio sta celebrando la Festa di Santa Maria Madre della Consolazione, comunemente conosciuta come Festa i Marònna, è un evento che si ripete costantemente dal 1636.
Ma per quale motivo la “processione”, che porta la Vara con l’effigie della Madonna dalla Basilica dell’Eremo fino al Duomo è così importante per i reggini?
Il dipinto, raffigurante la Vergine Maria seduta in trono che sorregge Gesù bambino tra San Francesco con una croce e nella mano destra la Bibbia e sant’Antonio da Padova con il giglio ed un libro della scienza teologica con due angeli che incoronano la Vergine con in mano una palma, è avvolto nel mistero, dato che esistono diverse ipotesi formulate dagli storici ma nessuna di questa è mai stata confermata. Le prime notizie certe inerenti l’opera risalgono al 1547 quando il nobile Camillo Diano commissionò all’artista reggino Nicolò Capriolo una riproduzione dell’immagine della Madonna della Consolazione su tavole telate di dimensioni più grandi.
L’anno successivo l’effigie viene benedetto nella Cattedrale dall’Arcivescovo D’Agostino, alla presenza dei Duchi Gonzaga di Monza.
Nel 1576, Reggio viene contagiata dal morbo della peste e oltre 700 persone perdono la vita.
Esattamente un anno dopo, la sacra effigie parlò ad un umile fraticello per annunciare la fine della terribile pestilenza.
Nel 1594 la flotta ottomana invade la città razziando ogni tipo di bene, i frati cappuccini aiutati da alcuni reggini si pongono a difesa del Quadro e resistono fino al ritiro degli invasori.
Nel 1638 le Autorità Cittadine istituzionalizzano l’offerta del cero e un pellegrinaggio annuale da farsi il 26 aprile di ogni anno.
Nel novembre del 1693, durante una Messa nella chiesetta dell’Eremo, una forte scossa di terremoto crea il panico nella città. L’effigie viene portata nuovamente al Duomo, ornata di una cornice e di due corone d’argento offerte dal popolo reggino.
Proprio in questa occasione la festa si trasferisce da aprile a settembre, preceduta sette sabati, da celebrarsi nella chiesetta dell’Eremo.
Il 15 settembre del 1722, donate dal Capitolo della Basilica di San Pietro in Vaticano, si pongono sul capo della Madonna e di Gesù Bambino due splendide corone d’oro, con le corone d’argento già presenti sul quadro si disegna la grande M presente tutt’oggi sul retro della Vara.
Il 26 agosto 1752 la Madonna della Consolazione viene proclamata Patrona della Città.
Nel 1908 un terremoto rade al suolo la città di Reggio creando danni incalcolabili in termini economici ma, soprattutto, in termini di vite umane. In occasione delle celebrazioni mariane viene eretta una baracca mentre, parallelamente, i frati cappuccini si preparavano all’inizio dei lavori del nuovo Santuario.
Nella notte tra il 17 e il 18 agosto 1982, il Quadro viene rubato, la popolazione reggina si rivolta contro questo “attacco al cuore” da parte di ignoti, soltanto poche ore dopo la sacra effigie viene ritrovata nei pressi della Basilica dell’Eremo.
Un legame, dunque, che dura da oltre 5 secoli, tra i reggini e la loro patrona, un qualcosa che va ben oltre la semplice devozione religiosa: a Reggio, durante i giorni di festa, si respira un’aria particolare, di grande festa.
Il culmine di questo legame si manifesta durante la processione, una delle più imponenti ed importanti su tutto il territorio nazionale, che richiama a Reggio centinaia di migliaia di fedeli.
Per concludere questo nostro viaggio nella storia di una delle tradizioni più importanti della città di Reggio, è doveroso un richiamo al detto popolare di Ciccio Errigo (poeta dialettale reggino, ndr) che adesso, dopo l’excursus storico fatto prima, dovrebbe apparire decisamente più chiaro: “Cu terremoti, cu guèrri e cu pàci, sta fèsta si fìci, sta fèsta si fàci!” (Con i terremoti, in tempi di guerra e di pace, questa festa si è fatta e questa festa si farà!).
Buona festa a tutti!!